La maschera e il Graal. Indagine sull’archetipo della “coppa”

La maschera e il Graal -Indagine sull’archetipo della “coppa” – di Emanuela Chiavarelli, ed. Bulzoni, Roma, 2012

Cosa si rivela dietro l’archetipo del Grani, la Sacra Coppa del sangue di Cristo? A quali arcaici riti si ricollega il mito del prezioso Calice le cui diverse forme – coppa, libro, spada, pietra … – sembrano palesare una connessione con la primordiale scrittura rupestre a “coppelle”?

Il messaggio tracciato mediante le piccole coppe scavate sulla roccia, simile ad un libro litico, si illuminava in particolari periodi dell’anno sotto la luce degli astri fil­trante dalle fessure delle grotte come la lama di un gladio, permettendo di interpre­tare il destino e controllare i ritmi del divenire stabiliti in base all’apparizione di par­ticolari costellazioni sulla volta celeste. Queste sono tuttora spesso individuabili nella corrispondente, perfetta disposizione delle coppelle stesse su certi massi.

A tale codice, di cui si è, ormai, smarrito il senso, alludono i misteriosi miti della lu­minosa “Parola perduta”, motivo sempre riferibile alla perfezione creativa dei primordi cui rinvia anche il nome “Eden” del Castello del Re Guardiano del Santo Graal.

Rigenerazione dell'ariete solare[...] il rito affrancava il nero, vecchio ariete dell'anno trascorso, dall'oscurità invernale mentre la fiamma doveva alimentare, con la luce e il calore, il nuovo sole. Da"la maschera e il Graal" di E.Chiavarelli ed. Bulzoni
Rigenerazione dell’ariete solare[…] il rito affrancava il nero, vecchio ariete dell’anno trascorso, dall’oscurità invernale mentre la fiamma doveva alimentare, con la luce e il calore, il nuovo sole. Da”la maschera e il Graal” di E.Chiavarelli ed. Bulzoni

Sullo sfondo trapelano gli arcaici cerimoniali della Grande dea, Signora della coppa-ventre; culla-tomba; contenitore di rigenerazione come il calderone celtico dell’abbondanza o il lucente caldaio dove le sacerdotesse astrologhe, addette ai riti solari, al crepuscolo o nel transito annuale, facevano “scendere” il sole morente, di cui indossavano la maschera, per ringiovanirlo affinché risorgesse all’alba come, in origine, dal ventre della dea Nut.

La saga della Sacra Coppa, contenitore del sangue di Gesù, personificazione del “Sole invitto” come gli antichi Re Sacri, periodicamente immolati per garantire la salvezza comune, rappresenta la riattualizzazione di riti primordiali la cui confusa memoria, ancora presente nell’immaginario antropologico di tutti i popoli, si ri­propone a sprazzi perché i vecchi simboli, modellandosi sulle nuove esigenze etiche, possano suggerire le soluzioni più opportune alle specifiche problematiche di ogni tempo.

 

La maschera e il Graal. Indagine sull’archetipo della “coppa”di Emanuela Chiavarelli, ed Bulzoni